15 apr 2007

LA MEDIAZIONE COME STRUMENTO PRIVILEGIATO NEGLI INTERVENTI DI SPAZIO NEUTRO

Giovanna Lonardi
Tiziana Mantovani

Allieve Didatte A.I.M.S., Istituto Veneto di Terapia Familiare, sede di Verona, IVTF-Verona@libero.itzia-tina@tiscali.it

"Compito dei genitori
è donare due cose ai figli: le radici e le ali"
(Proverbio del Québec)

La costruzione di un Centro di Spazio Neutro al servizio dei minori separati da uno o da entrambi i genitori nasce per la tutela del "diritto a mantenere relazioni personali e contatti diretti con entrambi i genitori, salvo quando ciò è contrario al maggior interesse del bambino"
(ONU- ‘Convenzione dei diritti dell’infanzia’ art.9,1989, New York)


Introduzione

Scopo dell'articolo è dimostrare come in un Centro di Spazio Neutro le modalità usate nella mediazione siano indispensabili per permettere al figlio l’accesso al genitore, e al genitore la possibilità di avvicinarsi e riconoscere i bisogni del figlio.
Si vuole dimostrare come le tecniche di mediazione utilizzate secondo il modello sistemico facilitino la ‘protezione’ della storia e dei vissuti del singolo.
Per attivare uno spazio dove possa essere favorito e mantenuto il legame genitoriale si è delineato uno sfondo teorico in grado di offrire supporto nel definire le possibili modalità di intervento.
Tale sfondo ha la funzione di permettere l'individuazione e la messa in opera di modelli di intervento diversificati a seconda:
· della domanda;
· dell’inviante;
· della situazione problematica;
· del livello di conflittualità presente nella famiglia;
· dell’età dei minori coinvolti.
I servizi proposti assumono caratteristiche diverse che vanno dall’offerta di uno spazio con la presenza di un ‘osservatore garante’ del benessere del minore, ad un intervento che risponde ad una richiesta specifica della magistratura (Marzotto, Dallanegra, 1998).
Si rende quindi necessario uno sfondo con caratteristiche di flessibilità e permeabilità che sono state individuate:
1. nel modello sistemico familiare trigenerazionale (delineatosi soprattutto attraverso gli studi e le ricerche di Selvini, Scabini, Cigoli, Galimberti, Mombelli, Iafrate e altri dell’Università Cattolica di Milano) per quanto concerne l’individuazione e l’interpretazione dei problemi e dei nuclei di intervento;
2. nella mediazione familiare per la messa in atto di modalità e tecniche per la soluzione dei conflitti.

Nel lavoro qui presentato vengono definiti in particolare:
· lo sfondo di riferimento teorico: il concetto di famiglia e di legamecon l'individuazione degli elementi di benessere e di sviluppo della persona,elementi da preservare anche nelle situazioni di separazione, indipendentementedal motivo della separazione stessa. Il conflitto e la funzione vitale che assumenel contesto della mediazione;
· Spazio Neutro a Verona;
· l’intervento degli operatori come soggetti di mediazione e lefunzioni da essi svolte;
· le tecniche di mediazione utilizzate.

Sfondo teorico di riferimento
Il legame familiare

Il paradigma interpretativo sull’identità e il cambiamento della famiglia messo a punto da Scabini e Cigoli (2000) e denominato paradigma relazionale-simbolico definisce la famiglia nelle sue componenti strutturali che la identificano come organizzazione diversa dalle altre organizzazioni.
Secondo tale paradigma la famiglia viene definita come quella specifica e unica organizzazione che lega e tiene insieme le differenze originarie e fondamentali dell’umano, quelle tra i generi (maschile e femminile), tra le generazioni (genitori e figli) e tra le stirpi (albero genealogico materno e paterno) e che ha ‘come obiettivo e progetto intrinseco la generatività’ (Scabini-Iafrate, 2003).
Ciò che distingue la famiglia dalle altre forme di organizzazione e di gruppo è la relazione che si instaura tra i suoi componenti. I legami che si instaurano al suo interno (coniugale, tra genitori e figli, tra parentele) ne identificano l’identità e costituiscono ‘la base su cui si forma e si sviluppa la parte emotiva dei singoli individui’ (Scabini, Cigoli 2000).
I legami familiari presentano caratteristiche, come sostiene Scabini (in Scabini, Iafrate, 2003), che risultano utili per la formulazione dei nostri modelli di intervento in quanto essi sono:
· primari: i soggetti sono legati tra loro in quanto persone;
· gerarchicamente strutturati: la famiglia non è un gruppo di parianche se entro alcune assi generazionali si possono instaurare relazioni paritetiche;
· definiti sia da aspetti affettivi di cura, sia da aspetti etici di vincoloe responsabilità.

Per ogni individuo la relazione è ciò che lega, anche inconsapevolmente, i soggetti tra di loro: è ciò che si è sedimentato e si sedimenta in quanto a riti, valori, miti e modelli di relazione. È dunque ‘matrice antropologico-psichica dello sviluppo dell’individuo’ (Scabini-Cigoli, 2000).
I legami che si costruiscono danno la possibilità di imparare come dare risposte ai momenti della vita oltre che aiutare il singolo a superare il senso di solitudine e di abbandono attraverso un sentimento di appartenenza.
n Importanza della tutela del legame all’interno di uno Spazio Neutro

Il legame familiare costituisce la base su cui si ‘forma e si sviluppa la parte emotiva di ogni individuo’ (Scabini, Cigoli, 2000).
Il benessere di ogni individuo visto nel presente e proiettato nel futuro, dipende in larga misura dai legami e dalle relazioni che instaura con i propri famigliari e dalla possibilità di comprendere ed elaborare le situazioni e gli avvenimenti della vita, anche se tristi e talvolta drammatiche.
Numerose ricerche compiute in Italia (Cigoli, 1998) che hanno esaminato sui figli gli effetti di separazioni che hanno comportato l’allontanamento di uno dei genitori, hanno messo in risalto come l’instabilità della relazione familiare susciti nei bambini sentimenti di paura, rabbia e colpa portandoli ad esprimere il proprio malessere attraverso comportamenti diversi: aggressività, regressione, facilità di pianto, rifugio continuato in fantasie di ‘reintegrazione’ familiare o di altro tipo.
E’ stato evidenziato inoltre come l’elaborazione di tali sentimenti e l’evolversi del vissuto e del comportamento del bambino con conseguente ‘alleggerimento’ del malessere, sia collegato oltre ai fattori età e tempo, anche a ‘come i genitori riescono a mantenere la relazione tra di loro e con i figli’ (Beal, 1980). Nelle situazioni ad alta conflittualità la sofferenza nei figli può incidere in modo rilevante sul loro sviluppo evolutivo.
Le situazioni di separazione causate da eventi quali la carcerazione di un genitore, la limitazione della potestà genitoriale per incuria, l'incapacità, l'abuso o altri gravi motivi che comportano l’allontanamento ‘forzato’ del figlio da uno o entrambi i genitori, rendono complessa ma necessaria l’elaborazione dei sentimenti di paura, rabbia e colpa per permettere il ‘riannodarsi del legame genitoriale’ (Cigoli, 1998).
Per i minori e i propri genitori mantenere il rapporto anche in situazioni gravissime significa mantenere il legame da un punto di vista ‘biologico-storico della relazione’, significa dare la possibilità di accesso alle proprie radici aumentando la possibilità di ‘elaborare i significati che avere quei genitori, quei nonni o quei figli comporta’ (Cigoli in Marzotto, Dallanegra, 1998).
La creazione di uno spazio neutro dove vengono attivate modalità di tutela del legame e delle sue funzioni, dove i genitori vengono aiutati ad esplicitare e a tener conto dei bisogni dei figli in funzione generativa implica la scelta di tecniche di intervento che oltre alla clinica e alla psicoterapia facciano riferimento alla mediazione.

Funzione della genitorialità

Mantenere in atto la funzione genitoriale permette di mantenere in atto il legame, permette al genitore di trasmettere le proprie scelte e attraverso esse esprimere e far sentire la propria capacità di prendersi cura, e al figlio di sentirsi curato e protetto (Cigoli, 1998).
Il patto genitoriale garantisce al figlio la compresenza di aspetti protettivi e di empatia tipici del codice materno e di aspetti emancipativi di ordine e giustizia tipici del codice paterno (Scabini, Cigoli, 2000).
La relazione ideale in situazioni di separazione e di divorzio sarebbe quella del parenting cooperativo e consensuale da parte dei genitori in funzione dei figli. Oltre ad aver garantito l’accesso ad entrambe le stirpi questo atteggiamento ne favorirebbe uno sviluppo emotivo sano diminuendo le tensioni dovute ai sentimenti di lealtà verso il padre o la madre che i figli provano nelle situazioni di conflittualità.
Camara e Resnick (in Cigoli, 1998) evidenziano come una cooperazione positiva nel parenting abbia positivi effetti sui figli anche qualora i genitori siano in conflitto su altri aspetti.
Costruire uno spazio dove sia possibile riannodare i fili di una genitorialità sospesa assolve ad un compito rivolto sia all’individuo sia alla società poiché permette ai singoli di esercitare il diritto del ‘dono’ (Cigoli, 1998) nella sua valenza di gratuità e di reciprocità, ed alla comunità di avere ‘regolamentate le relazioni’ e di svolgere una funzione di prevenzione nel cercare di mantenere una sana relazione tra i minori e gli adulti di riferimento.

Separazioni: ‘il diritto di visita’ nel divorzio e nelle separazioni coatte

Ogni forma di separazione si configura come transizione critica della famiglia e come tale porta con sé situazioni di sofferenza (Scabini, Iafrate, 2003).
Ci sono famiglie nelle quali la discordia derivata dall’interruzione del patto coniugale può permanere per lungo tempo anche dopo il divorzio e rendere difficile, a volte impossibile, per un figlio la frequentazione del genitore non affidatario.
In altre situazioni la lontananza abitativa di un genitore può rendere ‘senza posto’ l’incontro con il figlio o ridursi a luoghi come ristoranti o giardinetti dove la possibilità di scambio diventa difficile.
In altri contesti ancora possono esserci stati da parte dei genitori dei comportamenti di maltrattamento dannosi per i figli per i quali è stato richiesto l’allontanamento e l’affidamento a terzi.
Ci sono poi adulti che vengono incarcerati per i reati più diversi e dai quali i figli sono ‘per forza’ separati.
In queste ultime situazioni dove i problemi possono essere gravi e dove si assiste ad una cronicità della patologia dei genitori, aumentano i dubbi rispetto alla possibilità di un recupero delle abilità genitoriali e quindi di una effettiva possibilità di riannodare le relazioni.
“Il diritto di visita sancito legalmente corrisponde al diritto della personaa tener vive le radici biologico storiche di cui la mente non può nonalimentarsi. Ma il diritto, che rimanda alla regola e alla norma comunitaria, è anchela base sicura da cui partire per muoversi verso l’approdo della salvaguardiadelle relazioni tra le generazioni e addirittura del loro rilancio” (Cigoliin Marzotto, Dallanegra, 1998).
Lo Spazio Neutro garantisce percorsi di sostegno alla genitorialità diversificati a seconda delle situazioni: è fondamentale l’accesso del figlio ad entrambi i genitori anche in presenza di una valutazione del danno grave o della sofferenza subiti nella relazione.
Nelle situazioni più semplici il sostegno offerto può andare da un posto dove incontrarsi all’osservazione silenziosa degli operatori.
Nelle situazioni più difficili le prescrizioni del Tribunale e la valutazione clinica del danno e della sua ‘riparabilità’ costituiscono elementi chiave nel predisporre il processo di avvicinamento al genitore maltrattante.
Laddove il danno ricevuto dal figlio sia riconosciuto come un reato per il genitore e la relazione sia normata dal Tribunale, la funzione dello Spazio Neutro si esplica nella salvaguardia del figlio e nell’aiutarlo ad elaborare attraverso gli incontri protetti con il genitore il che cosa e il perché è avvenuto. Al genitore offre, nell’aiutarlo ad accedere alla propria ‘generatività’ (Scabini, Iafrate, 2003), la possibilità di rompere la cronicizzazione del maltrattamento e di iniziare un processo di riparazione del danno (Vassalli, Corso formazione per Consulente Tecnico d’Ufficio - 2001).
Tuttavia non sempre l’entità del danno subito attraverso il maltrattamento fisico, affettivo, sessuale o psicologico corrisponde ad un riconoscimento di reato: in tal caso la funzione dello Spazio Neutro sarà quella di far emergere la gravità e la eventuale pericolosità della relazione, dando il via ad un percorso di ‘riconoscimento’.
La motivazione di fondo che sostiene il diritto del figlio ad accedere ai genitori anche nelle situazioni dove la generatività si è espressa con grosse difficoltà, sta nel riconoscimento da un punto di vista relazionale dell’importanza per il figlio di collocarsi all’interno della coppia per trovare le proprie radici e per poter pensare ad un avvenire possibile (Cigoli, 1998).

SPAZIO NEUTRO a Verona

La conoscenza del lavoro svolto all’interno di Spazi Neutri in Italia e all’estero, ha permesso di usufruire di parametri di confronto utili nella scelta delle metodologie di intervento.

Intervento di terzi: gli operatori
La funzione degli operatori all’interno dello Spazio Neutro di Verona è molteplice e diversificata: il gruppo ha caratteristica multidisciplinare (psicoterapeuti, psicologi, pedagogisti, mediatori, educatori, assistenti sociali) e le competenze dei singoli vengono utilizzate in un contesto cooperativo soprattutto nell’analisi della domanda, nella fase progettuale di definizione dell’iter operativo e nell’individuazione di chi si assumerà la responsabilità dell’incarico.
Nell’esprimere l’essere terzi nelle relazioni conflittuali, gli operatori affermano la presenza del sociale e della legge imponendo in modo chiaro che il figlio non è proprietà di chi lo genera ma è un bene sociale e come tale va tutelato.
Lo SPAZIO NEUTRO, si configura come un ‘luogo di passaggio’ e la condizione degli operatori nelle situazioni meno complesse è quella di essere ‘tra’:
· le ansie e i timori dei genitori affidatari che hanno bisogno che qualcunosi prenda carico e li rassicuri rispetto alle loro preoccupazioni;
· la voglia di ‘riprendersi il figlio’, e il desiderio dimostrare le proprie capacità che spesso accompagna la richiesta di riconoscimentoda parte del genitore non affidatario;
· le tensioni, le paure, i desideri che i figli hanno e che necessitanodi essere mostrati e tradotti agli adulti per interrompere il processo di triangolazione.

Nelle situazioni a maggior complessità e laddove ci sia un intervento di richiesta del Tribunale o degli assistenti sociali, l’essere ‘tra’ degli operatori si problematizza: hanno il compito di facilitare, in una visione ‘transizionale-simbolica dei legami’, lo ‘spazio-tempo di dono’ e lo ‘spazio-tempo costruzione di argini' (Cigoli, 1998).
Il problema che si presenta loro è quello di saper far fronte al pericolo incombente, al danno nello scambio fra generazioni, e al disagio che essi si trovano ad affrontare e che spesso si attiva nei confronti di genitori maltrattanti. L’utilizzo della normatività intrinseca all’intervento del Tribunale facilita la messa in atto di modelli di intervento contenutivi che aiutano a costruire confini di cui spesso le famiglie maltrattanti sono prive.
Il dolore che si scatena all’interno dell’operatore è un dato utile per fornire informazioni sulle emozioni provate e sulla rilevazione di come queste emozioni influenzano gli incontri. Gli indicatori di cui tener conto sono: ‘impasse organizzativo-metodologico, inibizione della capacità di critica, sensazione di fragilità e di angoscia’ (Vassalli, Corso formazione per Consulente Tecnico d’Ufficio - 2001).
Il rischio di alleanza con la sofferenza, in queste situazioni è elevato: una supervisione continua si rende necessaria per favorire la consapevolezza di ciò che si sta attraversando e per non agire in modo inconsapevole ‘tra’ le ‘configurazioni emotive della vittima, dell’aggressore, del salvatore e del testimone. Tali configurazioni sono mutuate dalle psicopatologie’ (Vassalli, Corso formazione per Consulente Tecnico d’Ufficio - 2001).

La posizione degli operatori secondo l’ottica della mediazione

Nel definire la posizione dell’operatore e del suo ruolo si è cercato di tener conto della complessità e varietà delle tipologie di famiglie e situazioni con le quali si opera.
Dopo alcune modifiche, nell’ultimo periodo, ci si è riferiti alla suddivisione dei modelli di mediazione familiare proposta da Mazzei (Mazzei, 2002) e si è assunto come criterio di distinzione le ‘modalità di trattare le dinamiche relazionali e i vissuti soggettivi rispetto alla separazione all’interno del rapporto di mediazione’ (Mazzei, 2002).
In alcune situazioni o momenti dello stesso percorso il ruolo dell’operatore è quello di essere ‘garante dei processi decisionali e di occuparsi soprattutto degli aspetti pragmatici degli incontri’ che il bambino ha con il genitore non affidatario (Haynes e Buzzi, 1996).
In altre può risultare opportuno assumere (modello strutturato) posizioni che bloccano l’impatto negativo del fattore emotivo, e l’operatore pone forte enfasi sul compito e sulla soluzione del problema ‘limitando fortemente il campo della negoziazione’ (Coogler in Mazzei, 2002).
Per alcuni interventi può rendersi necessario il riferimento ad un modello interdisciplinare dove il lavoro dell’operatore all’interno di Spazio Neutro è co-adiuvato, con i genitori, dal lavoro di esterni quali assistenti sociali, avvocati o da educatori interni che operano con i figli. A tale proposito si sottolinea il ruolo centrale dell'operatore di SN quale promotore del lavoro in rete. A volte capita infatti di dover fare interventi di vera e propria mediazione anche con gli altri operatori coinvolti, siano essi volontari di associazioni che in qualche modo si occupano del caso, assistenti sociali o avvocati.
Si è sperimentata l’utilità in alcune situazioni affrontate all’interno dello Spazio Neutro di Verona di lavorare oltre che con i genitori in sedute congiunte o individuali, anche con i bambini creando uno spazio privilegiato per loro con l’obiettivo di aiutarli attraverso il gioco e le storie ad esprimere le paure e le tensioni che stanno creando sofferenza.

La mediazione nella gestione di uno Spazio Neutro

Perché lo Spazio Neutro è uno spazio di mediazione?

Perché è uno spazio dove il pensiero può dare significato ad un diverso agire, così da diventare “camera di decantazione del conflitto”, perché è uno spazio di valorizzazione di pensieri e gesti funzionali al recupero della genitorialità, perché è un luogo in cui viene mantenuto centrale il presente in funzione del futuro nel rispetto del passato.
È uno spazio di mediazione perché tutte le azioni che vengono svoltesi collocano in un equilibrio di gestione di tempo e spazio:
a) accogliere il bambino con chi lo accompagna (di solito la madre);
b) introdurre con le parole il genitore “altro”;
c) stare da soli con il bambino (area di transizione fondamentale);
d) stare da soli con il genitore”altro”;
e) incontro tra bambino e genitore;
f) distacco dal genitore “altro”;
g) ritorno al genitore.

È un luogo dove il disordine trova contenimento e argine attraverso l’esplicitazione e l’accoglimento e dove l’operatore lavora per ristabilire la comunicazione tra i diversi componenti della famiglia perseguendo l’obiettivo di facilitare ai figli l’accesso alle proprie radici.
L’obiettivo dello Spazio Neutro è chiaro ma il suo raggiungimento non viene perseguito a tutti i costi. Non si tratta infatti di effettuare una difesa ad oltranza delle relazioni genitoriali: esiste un “benessere dei figli” che a volte, drammaticamente, richiede il taglio dell’interazione con i genitori biologici (Marzotto, Dallanegra, 1998). Questo evento è accompagnato da una “sanzione” da parte della Magistratura.
Mentre la Magistratura ha il compito di sancire la “rottura” del patto genitoriale in funzione della tutela del figlio, lo Spazio Neutro svolge la funzione di accogliere la sofferenza e la violenza che tale decisione porta con sé e di aiutare il figlio a 'comprendere' i perché della decisione.

Metodologie e tecniche

Nell’approntare le metodologie da utilizzare all’interno degli interventi di Spazio Neutro si è fatto riferimento alle metodologie psicopedagogiche, psicoterapeutiche e alla mediazione familiare.
Dalla psicopedagogia sono state mutuate metodologie relative al gioco, all’ascolto empatico, al linguaggio assertivo, all’uso di storie e favole in funzione simbolica, al raggiungimento dell’autonomia e della stima di sé.
Dalla psicoterapia è stata mutuata la tecnica di colloquio relazionale.

L’apporto interdisciplinare offre possibilità di applicare soluzioni diversificate secondo le tipologie della famiglia e l’entità del problema da affrontare.
L’utilità della mediazione familiare è evidente soprattutto nelle fasi dell’accoglienza della famiglia, nell’attivazione dei processi di condivisione del benessere del bambino, nel dare significato 'altro' alla sofferenza nel lasciar esprimere e contenere il conflitto e nel predisporre i momenti di contatto fra i singoli.

Criteri di scelta

L’opzione preferenziale per tecniche e modalità proprie della mediazione sistemica familiare deriva:
o dall’aver organizzato la Spazio Neutro in modo tale da non limitarlo solo ad uno spazio protetto di incontro genitore-figlio ma di dilatarlo a luogo di accesso alle stirpi;
o dal ritenere che le difficoltà relative all’esercizio del diritto di visita hanno origine nel conflitto tra genitori. Diventa pertanto obiettivo essenziale reinstaurare e sviluppare la comunicazione tra i genitori stessi aiutandoli a superare i problemi relativi alla coppia da quelli inerenti al loro ruolo di padre e di madre (Marzotto, Dallanegra,1998);
o dal constatare che la posizione dell’operatore è quella di “essere tra”, di assumersi temporaneamente funzioni proprie del genitore per poi restituirle una volta riattivate le risorse;
o dalla necessità che l’operatore mantenga una posizione equidistante dai genitori in modo che loro comprendano che possono avere in comune “l’oggetto” con qualcuno che sono arrivati ad odiare (Mandelli in Marzotto, Dallanegra, 1998);
o dal cercare di mantenere lo sguardo dei genitori rivolto al futuro e non al passato.
Un ulteriore criterio adottato nel definire quali tecniche usare è quello di fare riferimento ai diversi modelli di mediazione e ai diversi ruoli che gli operatori è opportuno assumano in funzione dell’obiettivo.
Viene di seguito presentato un elenco di tecniche utilizzate:
· valutazione della situazione attraverso l’analisi della domanda;
· accoglimento e contenimento della sofferenza attraverso l’ascoltoempatico e la ridefinizione del problema;
· attenuazione del conflitto attraverso l’esplicitazione deisuoi significati, problem solving, brainstorming;
· evidenziazione dell’aspetto simbolico degli oggetti del contendere;
· centratura dell’interesse sul figlio;
· attivazione di abilità di cooperazione partendo dalla condivisionedei problemi;
· negoziazione;
· interazione di gioco;
· disegno congiunto;
· empowerment;
· collages.
Le varie tecniche vengono proposte tenendo conto delle diverse tipologie delle famiglie e della complessità del problema.

Spazio Neutro: descrizione dell’esperienza dell’IVTF diVerona

Situazione dei minori affidati in Veneto

Nell’ambito della protezione e tutela del minore, la legislazione nazionale a partire dalle leggi: L 184/83, L 285/97 fino alla recente L149/01 ha sostenuto un percorso che riconosce il pieno diritto del minore a vivere nella propria famiglia e prevede un suo eventuale allontanamento solo dove sono state esperite tutte le possibili azioni a supporto della dimensione familiare.
Nel 1997 nella Regione Veneto è stato istituito l’Osservatorio Regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, che attraverso la Banca dati Minori con apposite schede semestrali segue ogni bambino/a dato in affidamento a famiglie, a Case Famiglia o Istituzioni.
Nell’anno 2000 i minori allontanati dalla famiglia erano 2204, pari a 1,8 per mille della popolazione minorile.
Il 33% è stato dato in affido familiare, il 67% in struttura, il 51% in comunità alloggio, il 16% in istituto.
Nella Regione Vento il 71,6% degli affidi era di tipo giudiziario mentre il 28,4% di tipo consensuale.
La maggior parte dei minori che vivono in istituto è stata inserita per motivi relazionali con la famiglia (40%).
La fragilità e la disgregazione del nucleo familiare di origine interessano il 54% dei minori in affido familiare: tra le motivazioni predominano in assoluto le condotte di abbandono e/o grave trascuratezza, problemi di tossicodipendenza e gravi problemi economici.

Separazioni e divorzi: dati ISTAT anno 2000

Le separazioni e i divorzi in Italia sono progressivamente aumentati nel periodo 1995-2000, con un aumento pari al 37,5% delle separazioni e 39% dei divorzi.
La separazione consensuale è la tipologia di separazione più frequentemente scelta dai coniugi.
Mediamente nel 2000 si conclude in questo modo 86,4% dei casi, mentre il restante 13,6% avviene con rito contenzioso.
Il 21% delle istanze di separazione proviene da coniugi sposatisi meno di cinque anni prima.
Nel corso del 2000 nell’Italia del nord le famiglie con figli che hanno vissuto l’esperienza della separazione sono state 18.185, pari al 45,3%, e quella del divorzio 7.405 pari al 33,6%.
La percentuale dei figli affidati esclusivamente alla madre è dell’84.8% su 25.344; solo il 4,8% è stato affidato in esclusività al padre.
Il numero di affidamenti al padre cresce, rispetto agli affidamenti alla madre, con l’innalzarsi dell’età dei bambini.
La frequenza di visita ai figli minori da parte del genitore non affidatario è 1-3 volte al mese nel 10,7% dei casi, qualche volta all’anno nell’1,4% dei casi, mai nello 0,4%.

Impostazione strutturale del progetto di Spazio Neutro a Verona

I dati statistici sopra riportati hanno supportato la necessità di creare uno Spazio Neutro a Verona, città assolutamente priva di struttura simile.
In molte delle situazioni di divorzio e separazione e in quasi tutte quelle relative all’affidamento dei bambini a terzi si riscontra una difficoltà da parte dei minori di incontrare nonni e parenti di una delle famiglie, se non di entrambe.

· È un servizio per l’esercizio del diritto di visita;
· È un luogo di possibile incontro tra minori e le loro famiglie;
· È un luogo dove i minori possono riannodare relazioni difficilicon i propri familiari ed esercitare il loro diritto al mantenimento delle relazioni;
· Per i genitori e gli adulti è un luogo dove poter affrontaree risolvere i conflitti per quel minimo indispensabile che permetta di ricostruirei legami interrotti (Marzotto e Dallanegra, 1998);
· È neutro perché non è proprietà dinessuno ed in esso si sospende e neutralizza la discordia (Cigoli 1998);
· È un luogo terzo e non appartenente a nessuno dei contendenti,che può facilitare i genitori nel riconoscere il bisogno ed il dirittodel bambino a vedere rispettati i suoi affetti;
· Apre la possibilità di ritrovare la propria storia, di cuinon è depositaria solo una delle due parti in lotta;
· È un contenitore qualificato, esterno alle contese dei genitori,per imparare a salvaguardare la continuità della relazione genitori-figlioin un tempo delimitato (Mandelli in Marzotto-Dallanegra 1998);
· È un luogo in cui si aiutano i genitori a tener separatoil conflitto di coppia dalla relazione genitori-figli (Dolto in Marzotto, Dallanegra,1998).

Lo spazio è strutturato in modo tale da poter accogliere:
· Il bambino e il suo diritto “a mantenere relazioni personalie contatti diretti con entrambi i genitori” (Cigoli, 1998);
· Le coppie in fase di separazione conflittuale;
· Le coppie in fase di separazione o divorzio con difficoltà adattuare il diritto di visita e/o con pericolo violenza;
· Le famiglie multiproblematiche;
· Le famiglie con decreti limitativi della potestà genitoriale;
· I bambini con genitori in carcere o con provvedimenti che limitanola libertà personale;
· Le famiglie affidatarie e di origine per l’individuazionedi significati comuni nell’educazione dei minori;
· Le richieste della magistratura competente per l’accertamentosulle possibilità/opportunità di proseguimento della relazionegenitoriale;
· Le richieste della magistratura per le audizioni protette.

Per ogni soggetto che si rivolge allo Spazio Neutro è stato schematizzato un tipo di servizio:
· Il minore può usufruire di un luogo dove incontrare il/igenitori, i familiari per poter ristabilire legami indispensabili alla sua ‘corretta’ crescitapsicofisica attraverso la ricostruzione dei rapporti tra le generazioni. Taleluogo costituisce un ambiente protetto dove poter essere aiutato ad elaborareeventi famigliari dolorosi e ad alto rischio di colpevolizzazione.
· I genitori possono trovare un supporto per incrementare ed esprimerele loro risorse genitoriali con l'obiettivo di mantenere e/o ricostruire i rapportitra le generazioni, e di mantenere attive le funzioni di coppia genitoriale.
· Il Tribunale può usufruire dello Spazio Neutro per averevalutazioni sulle capacità genitoriali, sulla relazione genitori-figlio/a,sulle relazioni della famiglia allargata, ed uno spazio fisico idoneo alle audizioniprotette.
· I Servizi Pubblici possono a loro volta usufruire di valutazionidelle capacità genitoriali, di valutazioni della relazione genitori-figlio/a,e di interventi facilitanti la ricostituzione delle relazioni.
L'accesso allo Spazio Neutro può avvenire su richiesta personale o degliavvocati, oppure per mandato istituzionale.

Modalità generali di lavoro

Per ogni situazione l’équipe degli operatori definisce il significato della domanda e dell’inviante, individua i bisogni, delinea i risultati possibili, stabilisce un itinerario comprensivo di criteri di monitoraggio e verifica, individua l'operatore più idoneo e relaziona a chi di competenza se il mandato è istituzionale.

L’operatore che assume l’incarico elabora il programma specifico di intervento e individua le strategie di possibile condivisione con gli utenti.
Vengono presi in considerazione quali indicatori di risultato il rispetto degli appuntamenti e la puntualità da parte dei genitori, la riduzione degli atteggiamenti violenti o di disturbo nelle dinamiche relazionali, e la riduzione delle manifestazioni di malessere dei bambini.

Collocazione e struttura fisica dello Spazio Neutro

Il luogo è collocato in una zona facilmente raggiungibile e con possibilità di parcheggio. Nelle vicinanze sono presenti negozi di diverso tipo: tale situazione è considerata importante per la possibilità che i genitori possono avere di occupare il tempo di attesa o di frequentarli con il bambino, in accordo con l’operatore.
L’attrezzatura professionale utilizzata permette la videoregistrazione degli interventi e la presenza di osservatori esterni attraverso lo specchio unidirezionale.
La stanza in cui avvengono gli incontri del genitore con il bambino è arredata con giochi strutturati e non, funzionali all’interazione.
Esiste anche la possibilità di utilizzare un bagno attrezzato per il cambio e la pulizia di bimbi piccoli.
È data anche la possibilità di preparare bevande calde e piccolecolazioni.

Considerazioni

Nel momento in cui due verità irrinunciabili si scontrano, la possibilità della trasformazione avviene solamente attraverso la valorizzazione degli aspetti di cambiamento che il conflitto porta con sé. In questa visione la Mediazione può riprendere la dignità offesa dagli “insulti” e mettere fine all’espressione violenta dei sentimenti.
Il conflitto spesso viene interpretato come una situazione antisociale che va posta sotto silenzio o rimossa: la funzione della Mediazione è quella di dare voce alle parole del conflitto, e perciò al dolore provocato dai sentimenti di rabbia, tristezza, risentimento, tradimento che accompagnano le situazioni di rottura delle relazioni.
L’opportunità di “dar voce” al dolore permette agli individui di pensare che il dolore può essere guarito perché gli è stata data dignità di esistenza (Morineau, 1998). Offrire uno spazio all’interno del quale il dolore dei genitori possa trovare posto insieme al dolore dei figli, e dove un terzo favorisce l’incontro delle parole, favorisce l’atto riparativo al danno provocato dalla violenza.
All’interno dello Spazio Neutro il “dar voce” alla sofferenza permette, come abbiamo visto, di porre un limite alla violenza. Il “gridare con” dà spazio alla parola e persegue l’obiettivo di passaggio da uno stato ad un altro, permette il confronto con l’evento doloroso e ingiusto e con esso la possibilità di una trasformazione.
L’uso di tecniche derivanti dalla Mediazione Familiare Sistemica permette il superamento del rischio maggiore che si può incontrare all’interno di uno Spazio Neutro: quello relativo al fatto che ‘l’incontro tra il genitore e il figlio avvenga, ma solo in modo concreto, senza che abbia luogo realmente’ e senza che l’operatore si accorga che non è davvero avvenuto (Codignola in Marzotto, Dallanegra, 1998).
Non appare semplice. Significa riuscire ad andare spesso al di là non solo di ciò che gli altri ci fanno apparire ma anche di ciò che noi vorremmo vedere.


Bibliografia

  • Andolfi M., Il colloquio relazionale, Accademia di psicoterapia della famiglia, Roma, 1994.
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